Nella didattica sono stati utilizzati tre
tipi di indicatori:
1-
agire
2-
rappresentare,
attraverso il colore, la grafica o l’espressione corporea
3-
verbalizzare,
in modo scritto o orale. Mentre nell’ambito logico-matematico sono stati
utilizzati questi indicatori: spostare, abbinare, raggruppare, seriare,
scegliere.
L’osservazione degli
alunni in classe, durante il lavoro individuale o di gruppo, la correzione
delle verifiche, hanno consentito di stabilire che gli stili d’apprendimento sono
stati:
globale
o sintetico, volto all’acquisizione dell’interezza del fenomeno oggetto di studio
analitico,
volto alla ricerca del dettaglio per arrivare alla globalità.
I
risultati, attraverso verifiche scritte e orali, hanno evidenziato, non solo il
raggiungimento degli obiettivi didattici posti all’inizio, ma anche la
conquista, da parte degli allievi, di una capacità di porre in collegamento tra
di loro gli argomenti trattati, di svilupparli, a partire da un aspetto e di
superare la frammentarietà delle conoscenze, che si era manifestata all’inizio
dell’anno, nell’ambito antropologico e linguistico, attraverso l’acquisizione
di un metodo di studio, interattivo e flessibile.
Questa
relazione comprende il percorso svolto durante l’anno scolastico 2008-2009 ma
si inserisce in un ambito educativo più vasto, facendo riferimento anche ad
esperienze vissute negli anni scolastici precedenti, sempre nello stesso
Istituto Comprensivo. Il quaderno di tirocinio relativo alla formazione
universitaria ricevuta, invece, raccoglie le esperienze a partire dall’anno
scolastico 2003-2004, fino a quello 2007-2008 in cui ho conseguito
la laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria, le riflessioni in itinere, i lavori svolti, le impressioni
anche momentaneamente annotate. La documentazione, come più volte evidenziato
durante gli incontri di tirocinio indiretto, rappresenta un utile strumento di
verifica individuale e di progettualità formativa ed educativa finalizzate alla
riflessione professionale.
Ho sperimentato attivamente e concretamente che la ricerca-azione è un
modo di agire riflettendo
sulla propria azione, per aumentare la consapevolezza di quanto succede. È
un’indagine riflessiva condotta in prima persona all’interno del proprio
contesto di lavoro. È una modalità di lavoro che valorizza la riflessione, è la
capacità di porsi problemi, è la rielaborazione problematica svolta in gruppo.
Configura un tipo di insegnante disposto ad ascoltare gli allievi e ad
ascoltare se stesso. La modalità di lavoro privilegiata è quella che è
indirizzata al processo più che al prodotto. Questo aspetto deve essere
chiaro non solo a se stessi, come insegnanti, ma anche agli altri destinatari
del complesso processo educativo che sono i genitori. Inoltre il feedback degli allievi consente
costantemente di riflettere su se stessi e di autovalutarsi.
Ritengo
che sia professionalizzante per il maestro condurre i bambini ad autovalutarsi,
fornendo loro degli strumenti, anche perché è più facile poi analizzare la
complessa risposta o feedback della
classe o dell’alunno, considerato individualmente. Attuare un percorso
metacognitivo di riflessione sul proprio operato, consente di fermarsi e
pensare a come ri-orientare la propria azione. E’ necessario riflettere
attentamente sulle cose apprese, a quali strumenti abbiano sostenuto il
“viaggio” di formazione personale.
Per
questo, la professione di docente comprende una globalità di relazioni che non
sono solo dirette agli allievi ma anche destinate agli altri attori
dell’educazione che sono costituiti dalla famiglia. All’interno del contesto
educativo, tuttavia, sono attori educativi altre figure oltre all’insegnante
che sono operatori scolastici a vari livelli e con diverse qualifiche. Ad
esempio, il mediatore culturale che si occupa di fornire allo studente
extracomunitario gli strumenti della comprensione linguistica riflettendo sulla propria azione, per aumentare la consapevolezza di quanto succede.
E' un'indagine riflessiva condotta in prima persona all'interno del proprio contesto di lavoro. E' una modalità di lavoro che valorizza la riflessione, è la capacità di porsi problemi, è la rielaborazione problematica svolta in gruppo. Configura un tipo di insegnante disposto ad ascoltare gli allievi e ad ascoltare se stesso. La modalità di lavoro privilegiata è quella indirizzata più al processo che al prodotto. Questo aspetto deve essere chiaro non solo a se stessi, come insegnanti, ma anche agli destinatari del complesso processo educativo che sono i genitori. Inoltre il feedback degli allievi consente costantemente di riflettere su se stesso e di auto-valutarsi.
Posso
esplicitare che nella didattica ho sperimentato l’importanza di una
programmazione efficace, attraverso la ricerca azione, ho scoperto
insieme alle maestre e tutor, metodi
che qualificano il bambino come soggetto attivo, il quale, come fanno i
docenti, mette in discussione le sue conoscenze che non sono mai definitive ma
oggetto di crescita continua, non solo quantitativamente ma anche
qualitativamente. Questo può avvenire solo però in una dimensione relazionale
tra pari e con il docente che è disposto, all’occorrenza, ad evidenziare anche
in modo fermo il suo ruolo di guida e la sua sicurezza di esistere e di essere
competente e convinto del ruolo che svolge.
L’esperienza
maturata ha consentito di aprire il ventaglio di possibilità operative e
formative, a larghe maglie, attraverso il confronto spesso
professionalizzante con gli operatori della scuola e spesso anche solo di natura
umana.